Berlusconi e il buon testamento

Nel corso di questi ultimi anni il buon Silvio, senza saperlo, è stato spesso protagonista dei miei esempi sul tema del testamento.
Se è vero – come è vero – che le tematiche legate alla successione toccano per loro natura due elementi delicatissimi della nostra vita (la famiglia e il patrimonio), è altrettanto vero che lui ha incarnato al massimo queste due dinamiche, con una famiglia ampia e “articolata” e con un patrimonio sconfinato.
Chi meglio di lui quindi per citare la necessità di fare chiarezza, prima della morte, su cosa affidare e a chi?
Quindi grazie Silvio.

Dopo la sua scomparsa però sono stato un po’ defraudato di questo privilegio e tutti si sono sentiti in dovere (stampa, web e TV) di dire la loro su un testamento che è apparso fin da subito “controverso”.
Non serve qui né citare né ricordare tutti i commenti che sono stati scatenati da questo suo atto di fine vita; parto però da questo articolo di Plus24 di ieri che, in maniera tutto sommato oggettiva, tende (come spesso accade sul tema del testamento) a mettere in evidenza le rigidità, le difficoltà e gli ostacoli, piuttosto che le opportunità di questo doveroso atto.
Allora, come tributo definitivo al ruolo che Silvio (per me) ha avuto nel promuovere le peculiarità del testamento, voglio individuare qualche elemento di valore in questo suo gesto, comunque lo abbia voluto realizzare.

Decido io

Fare testamento è un diritto (come votare), peccato che tendiamo a non esercitarlo.
Solo il 12% degli italiani fa testamento.
Se Berlusconi non avesse fatto testamento, la successione si sarebbe aperta in maniera eguale tra i diversi figli e lui non avrebbe potuto consolidare la proprietà delle imprese nelle mani di Marina e PierSilvio.
Al di là di quello che la legge dispone, fare testamento è un atto di libertà, con il quale io stesso posso sancire cosa fare della mia quota disponibile, ovvero di quella parte di patrimonio che comunque può uscire dal perimetro famigliare.
Chi, se non Silvio, poteva esercitare questa libertà?
Quindi eguale suddivisione della legittima tra tutti i figli, ma privilegio della quota disponibile a Marina e PierSilvio, per salvaguardare il controllo delle aziende.

Facciamola semplice

In tutta sincerità immaginavo che la successione di Berlusconi fosse ben più complicata, data la sua mole e le sue ramificazioni.
E invece no: carta, penna, firma.
Cosa lascio e a chi.
Punto.
Tutto in una busta e al notaio per la conservazione (non per la redazione: io me lo scrivo!) e un’altra busta per i codicilli, per quelle disposizioni per altre persone fuori dal contesto famigliare.
Tutto qui.
Smettiamo quindi di immaginare il testamento come complicato (sono sufficienti carta e penna) o costoso.
Smettiamo di trincerarci dietro i pregiudizi tipicamente italioti: non ho nulla, ma intanto ho i miei figli, ma perché devo farlo se non ho litigato con nessuno, anzi se lo faccio poi litigano, è presto e sono ancora giovane, ecc…

Family first

Ovviamente attenzioni e riguardi hanno coinvolto principalmente i figli, ma forte anche il segnale per chi gli è estato accanto (a prescindere dal come o per cosa).
Cioè, se voglio gratificare qualcuno con una somma di denaro, un immobile, un gioiello, un’opera d’arte o una modesta collezione di francobolli, per poterlo fare in maniera formalmente corretta, lo devo fare tramite il testamento.
Questo è l’atto che sancisce la mia vera volontà: anche di fare uscire qualcosa dall’ambito più strettamente famigliare.
Non è peccato.
E’ proiettare dopo la morte una dinamica di vita consueta e consolidata.

Il ruolo del cambiamento

Dietro alla redazione di un testamento c’è SEMPRE un cambiamento.
Un complicato ricovero che ti aspetta.
Una malattia che ti aggredisce o che aggredisce qualcuno accanto a te
Affrontare un’ esperienza che non hai mai fatto e che ti intimorisce (prendere l’aereo)
Un mutamento famigliare positivo: sei diventato genitore o nonno
Un mutamento famigliare negativo: hai perso qualcuno di importante
Una mutata situazione economica; sono andato in pensione, ho finito di pagare un mutuo, ho ereditato a mia volta.
Chi più ne ha più ne metta, ma il cambiamento attiva un meccanismo nella nostra testa che ci fa (finalmente) pensare a come amministrare le nostre cose per quando non ci saremo più.

Nessun giudizio sull’uomo politico.
Nessun giudizio sull’imprenditore o altro.
Tanto meno sulla sua moralità.

C’è una nota dolente però.
Per noi professionisti della raccolta fondi.
Non che io voglia sondare la dinamiche del dono di Silvio Berlusconi, sia che le abbia esercitate con le cravatte, con i Rolex o con gli immobili per le “olgettine”.
Nessuno di noi però è riuscito a coinvolgerlo su una causa vera: la ricerca per una malattia rara, la tutela degli oceani, la cura di un luogo o di un’opera d’arte, anziani, disabili e chi più ne ha più ne metta.
Nulla.

Grazie lo stesso, Silvio.
Sarà per la prossima volta.

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