Giornalista a chi?

Di marchettara si tratta.

Se devi portare acqua al mulino dell’editore che trova scandali ovunque e che come unica forma di letteratura conosce il grido infamante dietro le pagine di un libro scandalistico (che non consente contraddittorio), ecco allora non sei altro che una marchettara.

Comunque, di quella scribacchina che ha avuto l’opportunità di pubblicare un libro (ahimè) e l’ha sprecata, non ho sinceramente intenzione di parlarne sprecando tempo e spazio. E non ne parlerò.

Peccato aver sprecato per questo libro Euro 9,90 per scaricarlo (mai termine fu più consono).

Altri e più autorevoli colleghi ne hanno parlato con uno stile che probabilmente le sarà alieno e sconosciuto e con una dovizia di motivazioni e di argomentare che a lei sembrerà di leggere in cirillico (potete verificarlo direttamente qui e sugli altri post citati).

Ecco le tre cose che però cercherò di fare a partire da domani:

  1. Ad ogni incontro, ad ogni appuntamento esterno, ad ogni riunione, ad ogni corso in cui verrò chiamato come relatore o semplicemente a partecipare, comincerò con elencare i numeri fondamentali della istituzione dove lavoro. Cercherò così di fugare nei miei interlocutori il forse celato sospetto che dentro o dietro i conti della attività della mia istituzione e o della mia raccolta fondi, si celi qualche ruberia travestita da beneficienza, così come ne è pervaso il mondo del nonprofit che qualche asina col tesserino ha intercettato.
  2. In queste stesse occasioni mi ritaglierò una piccola porzione di tempo per parlare dell’IMPATTO che il lavoro della mia Fondazione crea (nel mio caso sono cure erogate, pazienti trattati, anziani e disabili assistiti, ricerche avviate e/o compiute, ecc.). Conto così di scardinare nel tempo l’idea che il nonprofit esiste solo per se stesso, per sentirsi un po’ migliore del resto del mondo o per dare ad una approssimativa “reporter  d’assalto” l’opportunità di ascendere l’olimpo degli scrittori.
  3. In queste stesse occasioni ricorderò che sono membro di una Associazione che raggruppa chi fa il mio stesso mestiere e che si è dotata di un codice etico con il quale cerchiamo di svolgere la nostra professione con criteri che sono molto lontani dalle  illazioni della prima giornalista d’accatto, ma molto più vicini allo spirito della vecchietta che in chiesa allunga ancora il suo bastone della questua per dar modo alla sua parrocchia di continuare le sue variegate attività.

Chiarezza e trasparenza.

IMPATTO e non DENARO

Accountability di settore e di “categoria”

L’altra cosa che farò (ma questa riguarda solo noi del settore), sarà cercare di individuare quegli elementi che devono assolutamente guidarci al riscatto di quello che siamo e quello che facciamo. Qualche idea chiara ce l’ho e qualche altra la stanno via via fornendo anche altri miei colleghi.

Le singole mission delle nostre ONP hanno obiettivi estremamente più grandi di quanto il nostro linguaggio (condiviso) riesce spesso ad esprimere.

Qui sta il nodo secondo me e conto a breve di cominciare a buttare lì qualche proposta.

In attesa anche e soprattutto delle vostre, cui eventualmente aderire.

 

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