Vienna: USA. Il fundraising americano nella “vecchia” Europa.

Rientro oggi da Vienna dove – grazie anche alla segnalazione e allo sconto di ASSIF – ho seguito lo storico corso Principles and Techniques of Fundraising – The Fundraising School  – The Center on Philanthropy Indiana University ospitato in Europa (a Vienna appunto) dalla Associazione dei Fundraiser austriaci.

Perché ci sono andato: innanzitutto da anni, nell’esplorare il panorama internazionale con particolare attenzione a quello USA, avevo focalizzato la straordinaria completezza dei loro corsi ove sono transitati i migliori accademici in materia di strategie di raccolta fondi. In secondo luogo il corso base contiene il più esaustivo panorama (scolasticamente parlando) di tematiche di organizzazione e gestione di un ufficio Fundraising; terzo, dopo l’esperienza dell’IFC dell’anno scorso desideravo consolidare le conoscenze piuttosto che ascoltare una serie di case histories internazionali, a volte un po’ anacronistiche per il nostro tipo di mercato seppur formative nella loro prospettiva.

Le impressioni: non ero partito con la convinzione di trovare NOVITA’, ma solo con l’aspettativa di vedere presentato un solido modello manageriale orientato alla raccolta, rigoroso, misurabile e multidisciplinare. Così è stato e niente di più. Devo anche sottolineare che – dopo tanti anni e con così tante rivoluzioni nel mondo e nelle modalità di donazione – il modello non si è integrato con le istanze nuove (la multicanalità, la rapidità dell’informazione, i nuovi strumenti per muovere risorse, i nuovi concetti di ricchezza e di patrimonio, ecc), ma soprattutto da parte della Università Americana non mi pare sia stato fatto uno sforzo nel declinare un modello (negli USA probabilmente fa ancora faville) su un mercato più ….. europeo, con le sue dinamiche più patrimoniali che economiche, con le sue concezioni più stataliste che liberiste e di mercato, con le sue leggi più o meno vincolanti ma che – seppur datate – hanno un fondamento giuridico più profondo.

I docenti: di questo stile risente indubbiamente la docenza “americana”. Eva Aldrich, Presidente dell’organizzazione che certifica i Fundraiser americani, risente, nel bene e nel male, del modello che propone: ha un rigore metodologico che lascia pochi spazi alla creatività ma che orienta ad un percorso di raccolta rigoroso e senza margini per l’imprevisto o per l’approssimazione seppur decimale. Alexander Buchinger, esperto fundraisier consulente austriaco, con solide esperienze anche nell’est Europa, dà alla docenza una pennellata di “vecchio continente”, conosce perfettamente i dati di redemption e le statistiche in tema di raccolta fondi di quasi tutta Europa, si diletta a snocciolare dati sulle donazioni medie di tutti i paesi attorno a noi e lo fa con grande stile e vigore, con una ottima preparazione sul campo e con stile e savoir faire quasi italiano. Insomma ne sa e si fa ascoltare molto bene.

In conclusione: Ho rispolverato – o forse dovrei dire o inchiodato nella mia mente – un modello abbbastanza imprescindibile che va comunque ammodernato e in parte (per noi europei) interpretato. Indubbiamente straordinaria (il vero grande valore aggiunto del corso) è stata la possbilità di lavorare in gruppo con fundraiser di tutte le età e provenienti dal nord Europa (Germania, Austria, Danimarca, ecc.) e capire che le nostre difficoltà sono le difficoltà di tutti: il Direct vecchio ma utile, la dipendenza dalle agenzie, i packaging: (quale scegliere?), la tassazione statale, la tariffazione e gli strumenti postali, la fiscalità,  il non utilizzo delle strategie major e le campagne capitali, la crisi finanziaria e la fuga delle aziende. Non voglio essere campanilista ma, nell’ ascoltare e seguire i colleghi italiani e nello svolgere da anni questo bellissimo lavoro, ho la certezza che noi siamo assolutamente sul pezzo, anzi abbiamo la straordianria dote – di fronte ai problemi – di individuare da subito strategie e soluzioni e non ci fermiamo ore a dibattere tra noi dove potremmo trovare queste stesse soluzioni.

Una lezione anche per ASSIF: questi tavoli e queste interlocuzioni attorno ad EFA non devono assolutamente essere abbandonati, anzi è necessario approfondire ed integrare i rapporti perchè anche l’Italia possa diventare territorio ove svolgere workshop, seminari e corsi in cui i fundraiser d’Europa (del mondo?) vengano ad ascoltare la nostra lezione.

Ad maiora.

One Comment

  1. Elena Zanella Reply

    mi conforta leggere questo tuo post Stefano. Grazie quindi per questa ventata di ottimismo sul nostro modus operandi. Relativamente ad Assif, ci stiamo lavorando 🙂 A presto!

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