CSR ovvero … Corporate Social Robbery !

Un mondo strano la CSR.

Al timido tentativo di digitare su Google l’acronimo (o la definizione per esteso) spuntano decine di migliaia tra definizioni, siti che desiderano proporre teorie, prassi, modalità, ecc.

Quello che risulta chiaro e consolidato è che il fine ultimo di ogni iniziativa di CSR “dovrebbe” essere, in estrema sintesi,  quello di operare il proprio business nel pieno rispetto dei diritti e della dignità dell’individuo e del suo ambiente e territorio di vita; subentra qui il pluriutilizzato concetto di stakeholder (tutti coloro che hanno un legame con l’impresa) e/o di stakeholder “rilevanti” ovvero coloro che contribuiscono in qualche modo al successo dell’impresa stessa. L’impresa rappresenterebbe quindi una forma di cooperazione fra gli stakeholder rilevanti per il raggiungimento di un obiettivo comune. Ogni stakeholder coinvolto sarebbe al tempo stesso fine (perché attraverso l’impresa persegue un proprio interesse) e mezzo (perché concorre al conseguimento degli interessi degli altri stakeholder). Da qui due tentativi di gestione “responsabili”

• i diritti e gli interessi di tutti gli stakeholder dovrebbero essere perseguiti e ciascuno stakeholder dovrebbe prendere parte al processo decisionale che influisce sul suo interesse
• il management svolgerebbe un duplice ruolo: di custode della salute e della sopravvivenza dell’impresa da un lato e di bilanciamento fra gli interessi dei diversi stakeholder dall’altro

Fin qui nulla di nuovo.

Per verificare in quale ambito ascrivere l’esempio imprenditoriale di due arcinoti businessman ITALIANI, vi propongo l’esempio di Mario Batali e Joe Bastianich “cuochistar” o geni della cucina che, grazie alla solidità e proverbialità dell’ingrediente italiano, hanno fatto di questa arte un redditizio business, condendolo con una corposa quantità di marketing televisivo e non.

Apprendo dalle cronache (qui attraverso il NYTimes e qui attraverso Repubblica) che entrambi si sono messi nei  guai a causa delle mance dei camerieri dei loro ristoranti newyorkesi, in particolare “Babbo” a Manhattan. Entrambi hanno fatto la “cresta” ai loro dipendenti per circa 5 milioni di dollari.

I clienti dei loro ristoranti lasciavano i soldi destinati al servizio e quindi allo staff; Bastianich e Batali (B&B come Banda Bassotti) se li intascavano. I camerieri, 117 in tutto, che hanno fatto partire una class action nel 2010, hanno accusato i due soci di aver intascato per anni tra il 2004 e il 2012, il 4 e il 5% delle mance ricevute per le bevande alcoliche, usando le somme sottratte per pagare gli stipendi dei sommelier. Il giudice ha dato ragione ai dipendenti, condannando il duo culinario a risarcire le mance. Negli USA è già partito il tam tam dei blog di cucina che accusano il mondo dei celebrity chef di poca trasparenza, gettando dei dubbi sull’onestà dell’ attività di queste nuove star dei fornelli.

Io mi aggrego nel segnalarlo laddove dovrebbe essere alta l’attenzione alla relazione con le persone (soprattutto quelle che sono alle tue dipendenze e sono il motore della tua attività). Mi piacerebbe parlare di CSR con la coppia di chef, ma forse si trincererebbero dietro ad un banale NO COMMENT.

Ed io pure.

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